Bzzz Bzzz

“Oh raga, c’è un telefono che vibra!”

La cena era iniziata da circa mezz’ora, e quasi tutta la classe aveva accettato l’invito, decisamente insolito del preside, che aveva chiesto a tutta la classe di partecipare ad una cena, pagata da lui. C’erano quasi tutti gli studenti, perché faceva piacere stare insieme, faceva piacere mangiare una pizza offerta, e soprattutto poteva essere utile farsi vedere disponibile nei confronti del preside, visto che almeno 10 studenti, rischiavano di essere rimandati.

Il preside Amedeo R***ti, si mostrava sorridente e cordiale con tutti, seduto al centro del tavolo, sul lato lungo, avendo sedute di fronte le poche ragazze della classe, e alla sua destra la professoressa Manola. Per tutto il resto del tavolo vi erano tutti gli altri alunni maschi.

Avevano appena terminato di mangiare crocchette e patatine, e si stava aspettando l’arrivo della pizza. Il clima era disteso e rilassato e tutti scherzavano e ridevano a voce alta, ed il preside parlava e scherzava con tutti coloro che gli sedevano vicino, mettendo tutti a proprio agio, senza far pesare loro la sua autorità in questo contesto extra-scolastico. 

Solo una persona sembrava non divertirsi: la professoressa Manola C**ca.

Dopo aver inviato per sbaglio una sua foto hot, ad uno dei suoi alunni, e dopo essersi dovuta sottomettere sessualmente all’alunno e ai suoi compagni, per non far diffondere la foto, la professoressa Manola era stata convocata dal preside, che era venuto a conoscenza di questo dell’episodio. Il preside aveva mostrato l’intenzione di voler aiutare la professoressa, dicendo che aveva requisito i cellulari ai ragazzi che l’avevano violentata, ma non appena Manola si era illusa di aver posto fino al ricatto, il preside le aveva posto le sue condizioni: le avrebbe restituito i telefonini solo a patto che la professoressa si fosse concessa a lui carnalmente per i successivi 5 giorni. La professoressa, sconvolta e disgustata, aveva accettato.

Quella serata, sarebbe stata per Manola, la sera della liberazione, perché era il quinto giorno, quello in cui si sarebbe riappropriata del quinto e ultimo telefonino di quegli schifosi. Aveva rispettato l’accordo preso con quell’infame del preside, ed ogni giorno aveva ricevuto da lui un telefonino degli studenti. Ne aveva quattro, e al termine di quell’assurda cena, voluta da quel porco, avrebbe preso l’ultimo telefonino, e con esso, avrebbe ripreso finalmente a vivere la sua vita. 

Ogni volta che aveva ricevuto un telefonino, lo aveva acceso, era andata in galleria, e senza aprirli aveva individuato i file che la riguardavano, dall’anteprima, e li aveva cancellati. Non aveva avuto il coraggio di rivederli, foto e video, ma dopo ogni file eliminato, sentiva il peso che le opprimeva l’animo dal giorno dello stupro, un po’ meno pesante. Ma quanto dolore aveva dovuto sopportare per recuperare quei video. Quanta sofferenza psichica aveva dovuto subire, dal suo aguzzino, fonte inesauribile di depravazioni. Era stata il suo giocattolo sessuale per quattro giorni, costringendola ad umiliazioni e porcate d’ogni genere. Era stata trascinata a forza nel vortice degenerato di quella mente abietta del preside d’istituto. Lui l’aveva scopata in ogni posizione, l’aveva sodomizzata, ogni pomeriggio l’aveva costretta a praticargli sesso orale nel suo ufficio sotto la scrivania, sempre mentre lui era a colloquio con qualcuno, umiliandola e tenendola nel terrore di essere scoperta da qualcuno.

E poi altre porcate a cui era stata costretta e di cui lei non ne era neanche a conoscenza, come la trovata di quel pomeriggio preparatorio alla cena, a casa di lui. Ma finalmente l’incubo stava per finire, e con esso quei 5 giorni d’inferno.

Erano stati 5 giorni magnifici. Imbottito di viagra praticamente da 5 giorni, il preside Amedeo aveva utilizzato la prof Manola, per ogni sua depravazione, arrivando a scoparla anche 6 volte in un giorno. Certo, che scopare fino a 6 volte al giorno per un uomo della sua età e della sua stazza poteva essere pericoloso, soprattutto abusando di tutte quelle pilloline blu, però era una grande occasione e bisognava sfruttarla in pieno. La professoressa di economia Manola C**ca, sua schiava sessuale per 5 giorni. Che goduria e che scopate che si stava facendo. Ma non semplici scopate, di quelle che comunemente si fa la gente; no lui si stava facendo scopate, ma di quelle di classe, di quelle che solo le menti fini e depravate come le sue potevano immaginare. Aveva costretto Manola a porcate meravigliose, e onestamente lei per quello che le aveva fatto subire, aveva retto abbastanza bene, scoppiando in lacrime solo poche volte. E poi un paio di volte, la prof aveva anche goduto, senza ammetterlo certo, però le contrazioni vaginali, tipiche dell’orgasmo femminile, lui le aveva sentite molto bene.

Bzzz bzzz

E stasera era la serata finale, con tutta la classe al gran completo per festeggiare, ciò che in realtà sapeva solo lui. E alla sua destra la sua meravigliosa Manola, seduta tutta seriosa, ma bellissima. Era stato lui stesso a curare l’abbigliamento della prof di quella sera, le scarpe, l’intimo, le aveva pagato il parrucchiere, e ovviamente aveva scelto il vestito. Quel bel vestitino nero, corto, che aveva attirato tutti gli sguardi sbalorditi e arrapati degli studenti, appena l’avevano vista davanti la pizzeria. E lei poverina si era fatta rossa per l’imbarazzo, di presentarsi ad una pizza di classe, con quel vestito così corto e provocante. Decisamente inappropriato per un’insegnate. Che vestito la prof Manola, così corto! Ma non si vergogna a presentarsi così. Subito erano scoppiati i commenti a mezza voce tra gli studenti e soprattutto le studentesse che la guardavano quasi schifate. E Manola aveva fatto finta di nulla, anche se aveva sentito benissimo una studentessa sussurrare: “Che vestito da zoccola la prof”.

Che goduria vederla arrossire, e morire di vergogna. Il mio amore.

“Prof si sente bene?” una studentessa seduta di fronte a noi si stava rivolgendo a Manola.

“Si Marta… sto bene”

“Ha un’espressione seria e quasi non ha detto una parola stasera…”

“Ma si Marta… ti ho detto che sto bene. Ho solo un po di mal di testa. Scusate se non sono molto di compagnia…”

“Ragazzi la professoressa Manola è tornata a scuola solo oggi dal periodo di malattia, e forse non si è ancora rimessa del tutto. Spiega anche ai tuoi studenti come mai non ti sei dovuta prendere dei giorni di riposo. “Dice il preside sorridendo, rivolgendosi alla prof alla sua destra.

Bzzz bzzz

“Eecco… io ho avuto…”

Bzzzzzzz Bzzzzzzzz

“Ohh ragaaa ma si può sapere di chi è sto telefono che vibra dall’inizio della cena!?”

“Prof allora? Ha avuto..?”

Bzzzzzzzzzz Bzzzzzzzzz ” Ho avut..to, la febb..ho avuto la febbreee..”Con uno sforzo enorme Manola riesce a terminare la frase, accennando un sorriso, rossa in volta e con gli sguardi perplessi degli studenti addosso. Non deve essere facile parlare, pensa il preside, con il giocattolino al massimo.

Non c’è nessuno telefono che sta vibrando, perché quel suono che si sente proviene dalle gambe della professoressa, in quanto il preside l’ha costretta a venire alla cena con un vibratore infilato nella vagina, di cui lui ovviamente ha il telecomando.

Quell’uomo è un figlio di puttana. Manola lo sapeva già, viste le degradazioni a cui l’ha sottoposta il preside in quei giorni. Ma costringerla a stare seduta a quel tavolo, con quel vibratore dentro di lei, davanti ai suoi studenti è qualcosa che va oltre. Far sentire a tutti quel ronzio, rischiando di farla scoprire da tutta la classe, è di una cattiveria schifosa. E poi quel vibratore non fa solo rumore, purtroppo. Quell’aggeggio, che lei non ha mai utilizzato, serve a stimolare e a far provare piacere fisicamente. E anche se lei non vorrebbe, quell’accessorio vibra e stimola e tenere il controllo le viene difficile, soprattutto se quello stronzo lo spinge alla massima velocità, dalla tasca della giacca.

La bellezza, in senso assoluto, non è un corpo nudo, ma il tentativo di un animo puro mentre invano, cerca di nascondere il peccato. Questo pensava il preside mentre ammirava il viso teso della professoressa mentre cercava di tenere un atteggiamento normale, intanto che un vibratore nella sua vagina veniva spinto al massimo provocandole un piacere indesiderato. Dio com’era bella ed eccitante.

La vibrazione era improvvisamente diminuita, e mentre Manola riprendeva il controllo di sé, il preside le si era accostato al suo orecchio e le aveva chiesto di togliersi le mutandine. Lei lo aveva guardato con uno sguardo gelido e aveva scandito “No”. Lui allora avvinandosi le aveva di nuovo rifatto la domanda, dicendo che il quinto giorno stava volgendo al termine e che non era il caso rischiare di mandare tutto in fumo. Così Manola aveva di nuovo acconsentito all’ennesima richiesta folle di quel pazzo, e senza dare troppo nell’occhio, muovendosi in modo lento, aveva alzato leggermente il sedere dalla sedia e infilando le dita sotto il vestito si era sfilata le mutandine, che sotto il tavolo, erano scivolate lungo le gambe e poi passate nelle mani del preside che le aveva subito infilate in tasca.

Thomas T.

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